Oblivion, O la fantascienza che funziona
qualche sera fa, mentre cercavo di combattere il caldo di queste torride nottate milanesi, mi imbatto in Oblivion (imbattersi=guardare film in modo assolutamente legale) senza saperne praticamente niente, o quasi, decido di mettermi a guardarlo.
Sapete cosa, mi è piaciuto; ma, la cosa più importate è che mentre guardavo il film mi sono venute in mente svariate cose, una di queste era che effettivamente negli utimi anni stanno uscendo veramente un sacco di film fantascientifici interessanti, mi sono domandato, quindi "stiamo veramente vivendo la rinascita dello scy-fy?" bho, chi lo sa, forse, parliamone.
Si parlava, qualche post fa, di come ultimamente i film horror avessero imboccato, sull'asse della qualità, una curva discendente mica da ridere, salvata dalla rovinosa picchiata solo da rari sprazzi di eccellenza (leggasi: babadook, come vedevamo l'altra volta). Guardando oblivion, però, mi sono accorto di un trend completamente opposto, ultimamente i film di fantascienza sono tanti e, spesso, sono anche belli.
E' da qualche anno ormai che lo tsunami del ritorno dello scy-fy avanza prepotentemente verso i nostri cinema; sospinti da quelli che ormai sono e saranno i nuovi cult di genere: Moon (2009), per esempio, lo straordinario film di Duncan Jones interpretato tutto da Sam Rockwell, o Monsters (2010) un road movie di genere toccante, profondo e incredibilmente low-scy-fy o mille altri.
La fantascienza è tornata, e non solo al cinema; l'evoluzione tecnologica è oggi uno dei grandi motori della società, ci sbattiamo la faccia tutti i giorni: il nuovo modello di telefono, il nuovo motore ibrido le nuove cure sperimentali, il terzo millennio incombe e adattarsi al sopravvento tecnologico è obbligatorio. Il cinema è, da sempre, specchio della realtà, assorbe questi concetti , li mescola, li impasta e li risputa fuori come forma d'arte; è vero ora come era vero negli anni 70/80, quando le porte di un futuro radioso sembravano sul punto di aprirsi per tutti, porte ovviamente circondate di luci al neon e di musica synth pop, i settanta e gli ottanta diedero vita al genere, nacquero Star Wars, Alien, E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo; l'uomo era stato sulla luna, lo spazio non è era più solo qualcosa da guardare col naso rivolto all'insù, c'eravamo stati ed eravamo tornati. Era un cinema fantascientifico di stupore e di meraviglia, gli uomini tornavano ad essere esploratori, ancora una volta; dopo aver scoperto la terra potevamo scoprire lo spazio, fantascienza che era quasi avventura, astronauti come novelli Robinson Crusoe, alieni come nuovi Gringos in taverne malfamate ai confini dello spazio.
Oggi come allora il futuro sembra essere di nuovo solo a qualche passo da noi e, come allora, il cinema "ascolta" e riproduce, tanti registi di spessore negli ultimi tempi si sono approcciati al genere, pensiamo a Prometheus di R. Scott (a tanti non è piaciuto, è comprensibile, ma c'era tanta fantascienza pura) a Gravity di Cuarón, Interstellar di Nolan (per me già capolavoro intramontabile, lacrime vere ad ogni campo lunghissimo sull'astronave con le note di piano di Zimmer in sottofondo) passando a cose un po più "caciarone" tipo il Pacific Rim di Del Toro (botte incredibili fra robot e mostri alti quanto grattacieli) o invasion movie come Edge Of Tomorrow (che ci dimostra come a Tom Cruise piacciano questi film e di come la trama di un film con Bill Murray possa diventare una roba così badass).
La fantascienza sta dunque vivendo una seconda giovinezza imbrigliata nelle sue declinazioni più svariate, e può anche diventare un grande mezzo di critica alla socità odierna; l'aveva già fatto Carpenter con 1997: Fuga Da New York ed oggi ne ritroviamo traccie per esempio nel cinema di Neill Blompkamp (personalmente uno dei registi migliori degli ultimi anni), che in district 9, Elysium e Chappie porta avanti la sua personalissima poetica usando il medium della fantascienza.
In sostanza, la nostra cara Hollywood si trova davanti ad un profondo bivio -e non solo in questo genere- ricominciare ad osare, provarci, investire su cose nuove dimostrando come le cose nuove possano comunque dare ottimi risultati ai botteghini (che ultimamente sembra la cosa più impostante) e provando a dare uno scossone alla crisi di idee che la sta perseguitando da un po troppo tempo o rifugiarsi ancora e ancora in sequel, prequel o midquel che si voglia; io continuo a sperare nella prima anche se la tendenza sembra prediligere la seconda.
Oblivion, comunque, dopo tutto questo discorso, rimane un film molto godibile con buoni effetti speciali, una trama un po' tra Moon e Fallout, ma è importante soprattutto per sottolineare i i segnali positivi che, anche se rari, Hollywood sembra darci. Consigliato in toto.
Sapete cosa, mi è piaciuto; ma, la cosa più importate è che mentre guardavo il film mi sono venute in mente svariate cose, una di queste era che effettivamente negli utimi anni stanno uscendo veramente un sacco di film fantascientifici interessanti, mi sono domandato, quindi "stiamo veramente vivendo la rinascita dello scy-fy?" bho, chi lo sa, forse, parliamone.
Si parlava, qualche post fa, di come ultimamente i film horror avessero imboccato, sull'asse della qualità, una curva discendente mica da ridere, salvata dalla rovinosa picchiata solo da rari sprazzi di eccellenza (leggasi: babadook, come vedevamo l'altra volta). Guardando oblivion, però, mi sono accorto di un trend completamente opposto, ultimamente i film di fantascienza sono tanti e, spesso, sono anche belli.
E' da qualche anno ormai che lo tsunami del ritorno dello scy-fy avanza prepotentemente verso i nostri cinema; sospinti da quelli che ormai sono e saranno i nuovi cult di genere: Moon (2009), per esempio, lo straordinario film di Duncan Jones interpretato tutto da Sam Rockwell, o Monsters (2010) un road movie di genere toccante, profondo e incredibilmente low-scy-fy o mille altri.
La fantascienza è tornata, e non solo al cinema; l'evoluzione tecnologica è oggi uno dei grandi motori della società, ci sbattiamo la faccia tutti i giorni: il nuovo modello di telefono, il nuovo motore ibrido le nuove cure sperimentali, il terzo millennio incombe e adattarsi al sopravvento tecnologico è obbligatorio. Il cinema è, da sempre, specchio della realtà, assorbe questi concetti , li mescola, li impasta e li risputa fuori come forma d'arte; è vero ora come era vero negli anni 70/80, quando le porte di un futuro radioso sembravano sul punto di aprirsi per tutti, porte ovviamente circondate di luci al neon e di musica synth pop, i settanta e gli ottanta diedero vita al genere, nacquero Star Wars, Alien, E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo; l'uomo era stato sulla luna, lo spazio non è era più solo qualcosa da guardare col naso rivolto all'insù, c'eravamo stati ed eravamo tornati. Era un cinema fantascientifico di stupore e di meraviglia, gli uomini tornavano ad essere esploratori, ancora una volta; dopo aver scoperto la terra potevamo scoprire lo spazio, fantascienza che era quasi avventura, astronauti come novelli Robinson Crusoe, alieni come nuovi Gringos in taverne malfamate ai confini dello spazio.
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Oggi come allora il futuro sembra essere di nuovo solo a qualche passo da noi e, come allora, il cinema "ascolta" e riproduce, tanti registi di spessore negli ultimi tempi si sono approcciati al genere, pensiamo a Prometheus di R. Scott (a tanti non è piaciuto, è comprensibile, ma c'era tanta fantascienza pura) a Gravity di Cuarón, Interstellar di Nolan (per me già capolavoro intramontabile, lacrime vere ad ogni campo lunghissimo sull'astronave con le note di piano di Zimmer in sottofondo) passando a cose un po più "caciarone" tipo il Pacific Rim di Del Toro (botte incredibili fra robot e mostri alti quanto grattacieli) o invasion movie come Edge Of Tomorrow (che ci dimostra come a Tom Cruise piacciano questi film e di come la trama di un film con Bill Murray possa diventare una roba così badass).
La fantascienza sta dunque vivendo una seconda giovinezza imbrigliata nelle sue declinazioni più svariate, e può anche diventare un grande mezzo di critica alla socità odierna; l'aveva già fatto Carpenter con 1997: Fuga Da New York ed oggi ne ritroviamo traccie per esempio nel cinema di Neill Blompkamp (personalmente uno dei registi migliori degli ultimi anni), che in district 9, Elysium e Chappie porta avanti la sua personalissima poetica usando il medium della fantascienza.
In sostanza, la nostra cara Hollywood si trova davanti ad un profondo bivio -e non solo in questo genere- ricominciare ad osare, provarci, investire su cose nuove dimostrando come le cose nuove possano comunque dare ottimi risultati ai botteghini (che ultimamente sembra la cosa più impostante) e provando a dare uno scossone alla crisi di idee che la sta perseguitando da un po troppo tempo o rifugiarsi ancora e ancora in sequel, prequel o midquel che si voglia; io continuo a sperare nella prima anche se la tendenza sembra prediligere la seconda.
Oblivion, comunque, dopo tutto questo discorso, rimane un film molto godibile con buoni effetti speciali, una trama un po' tra Moon e Fallout, ma è importante soprattutto per sottolineare i i segnali positivi che, anche se rari, Hollywood sembra darci. Consigliato in toto.


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